“Suo figlio non entra più a scuola”: aboliti questi nomi per legge | O lo cambiate all’anagrafe o rimane ignorante a vita

Bambino davanti scuola (Foto di WOKANDAPIX da Pixabay) - pianoinclinato.it
O cambi nome a tuo figlio o non potrà più andare a scuola. La legge ne ha aboliti alcuni, meglio correre ad informarsi all’anagrafe.
Scegliere il nome di un figlio è uno dei momenti più emozionanti per i neogenitori. E a volte anche motivo di attrito, certo.
Spesso ci si ispira a un ricordo, a un familiare amato, a un personaggio preferito. Ma c’è una cosa che molti non sanno: in Italia adesso per legge non puoi chiamare tuo figlio proprio come ti pare.
Può sembrare assurdo ma in alcuni casi se il nome scelto non è considerato accettabile, il bambino rischia di non poter essere nemmeno registrato all’anagrafe. E se non è registrato, non può nemmeno essere iscritto all’asilo.
Alcuni nomi sono aboliti per legge, come accennato. Ti conviene correre all’anagrafe e cambiare quello di tuo figlio se vuoi che continui ad andare a scuola.
I nomi aboliti per legge
Anche in passato ci sono stati casi di bambini rimandati indietro proprio per questo motivo. Genitori convinti di aver fatto una scelta originale, si sono ritrovati a dover cambiare per poter procedere con l’iscrizione ai servizi pubblici. Il punto è che in Italia ci sono regole precise su come si può chiamare un bambino. E no, non è solo una questione di buonsenso: è proprio la legge che lo stabilisce.
Il riferimento principale è l’articolo 34 del D.P.R. 396/2000, che detta alcune linee guida piuttosto chiare. E se non si rispettano, al momento dell’a registrazione l’ufficiale dell’anagrafe deve fare una segnalazione al Procuratore della Repubblica se i genitori non cambiano idea. La Procura potrà depositare un ricorso al Tribunale Civile e sarà poi il Giudice Civile a decidere se quel nome può essere accettato oppure no. Ma di quali nomi parliamo?
Meglio se corri all’anagrafe a cambiarlo se è tra questi
Innanzitutto, come dice la legge, il nome non deve essere ridicolo, offensivo o tale da esporre il bambino a prese in giro. È il caso, ad esempio, di nomi come Venerdì o Anarchia. In secondo luogo poi deve essere coerente con il sesso del bambino. In Italia Andrea è maschile, quindi non può essere dato a una bambina anche se in altri Paesi è femminile. Lo stesso vale per nomi ambigui o fuori dagli standard italiani.
Inoltre la legge vieta anche di dare al figlio lo stesso nome di un fratello o sorella viventi, o dei genitori. Questo per evitare confusioni nei documenti e nelle pratiche burocratiche. Infine, ci sono nomi che vengono rifiutati per ragioni morali o storiche, quindi niente Lucifero, Benito Mussolini (solo Benito si, però), o Hitler. Insomma, scegliere il nome di un figlio in Italia è una faccenda più delicata di quanto si pensi. Prima di scriverlo sull’atto di nascita, vale la pena informarsi.